Forme e percorsi di riparazione
Possiamo dire che il sottotitolo di questa formazione permanente, vissuta ad Albino, è stato rispettato. È stata una settimana intensa dove si è apprezzata la cura di chi l’ha organizzata, se non altro per la quantità di aspetti e angolature con cui si è guardata la parola riparazione, così cara alla nostra spiritualità dehoniana. Penso che mai finora, in modo così esaustivo, sia stato preso in considerazione, a livello di Provincia, questo aspetto del nostro carisma. Abbiamo assaporato quanto la nostra spiritualità sia ancora così profondamente attuale, capace di parlare al mondo d’oggi e far uscire una nuova luce da crepe e rovine che la nostra società anche oggi ripropone.
Nel primo giorno ci è stato offerto uno sguardo su “un mondo in fiamme” attraverso l’analisi attenta del professor Matteo Marabini. Non è stata solo una descrizione delle crisi maggiormente in atto, ma la relazione ci ha regalato spunti per ripartire con atteggiamenti positivi della vita, utili a “riparare” là dove l’uomo spesso ha fallito. Nel pomeriggio, Brunetto Salvarani ha preso in considerazione il conflitto Israele-Palestina per farci vedere la complessità di una guerra di cui spesso ci sfuggono le ragioni di una parte e dell’altra, senza per questo giustificarla.
Nella mattina di martedì padre Marco Mazzotti ha voluto coinvolgerci nel raccontare un’esperienza personale in cui abbiamo sperimentato la parola riparazione. È stato un momento di forte condivisione dove quasi tutti, con coraggio e schiettezza, hanno narrato fatti, persone, situazioni, in cui questa parola si è incarnata. Nel pomeriggio la professoressa Anita Prati ci ha guidati dentro la parola riparazione facendoci cogliere tutti suoi significati e la sua valenza semantica, rilevando che, magari, la prima azione da compiere è proprio quella di “riparare” la parola riparazione. Nel giorno di mercoledì l’ex magistrato Maurizio Millo ha ripreso in mano la Costituzione Italiana per far emergere come la giustizia riparativa, anche se indirettamente, sia presente e fondata in essa.
Nel pomeriggio due operatrici del CEIS hanno raccontato il loro progetto, chiamato Daimon, realizzato per ricostruire rapporti spezzati a causa di gesti violenza di uomini nei confronti delle loro compagne e mogli. Ci hanno raccontato come l’intervento venga fatto sui soggetti violenti attraverso un lungo cammino composto da colloqui personali e dal confronto in piccoli gruppi, in cui si aiuta innanzitutto a prendere coscienza di quello che si è fatto, in vista di un cambiamento. Anche questa è riparazione! Giovedì siamo entrati nella nostra spiritualità attraverso l’intervento di padre Victor Barbosa, nostro confratello brasiliano. Grazie agli scritti di padre Dehon abbiamo cercato di capire che cosa volesse intendere il nostro fondatore con la parola riparazione. Essa, lungi dal definirsi una forma penitenziale, spesso così vissuta nel passato, va strettamente legata al termine amore che, a partire dal confronto con il male, risulta essere l’unica forma, la sola forza, in grado di riparare. Per padre Dehon solo l’amore di Cristo ripara e noi siamo continuatori con Lui di questa azione.
La relazione successiva, tenuta da padre Lorenzo Prezzi, ha voluto mettere in risalto la riparazione così come papa Francesco l’ha descritta nell’enciclica Dilexit nos. Ne risulta una forma di spiritualità fortemente ancorata alla parola di Dio, capace di fornire un’immagine corretta del nostro Dio, che sa parlare anche oggi al mondo moderno e non solo nell’ambito della cristianità. La riparazione, legata alla devozione del Sacro Cuore, sa rispondere a un’esigenza umana in cui la fede sa entrare nella parte più vera e profonda che è quella affettiva, restituendo un Dio vicino e misericordioso.
In qualche modo anche l’ultima relazione, tenuta da don Rinaldo Ottone, ha voluto toccare questo aspetto appena ricordato. Oggi è urgente riavvicinarsi a una teologia che prenda in considerazione anche la parte affettiva. La riparazione allora risulterà capace di prendersi cura degli affetti per renderci di conseguenza solidali e attenti verso l’altro, ancor più se è debole, diverso, nemico.
La formazione permanente non è stata solo ascolto di relatori e proposta di contenuti interessanti, ma le numerose domande, risonanze e testimonianze dei partecipanti hanno reso più viva e personale questa settimana.
Oltre alle parole anche le immagini sanno far penetrare i contenuti. Per questo, dopo cena, c’era la possibilità di guardare dei film che riprendessero il tema scelto. Nell’ultima serata la sig.ra Silvia Savoldelli ci ha offerto una carrellata di film in cui si raccontano vicende e storie umane fatte di relazioni strappate e frantumate, ma che vengono ricomposte con percorsi di riparazione.
Questa sintesi della settimana non vuole però far dimenticare un aspetto importante della nostra formazione permanente. C’è stato un arricchimento dovuto al nostro ritrovarci insieme come confratelli, innanzitutto nella preghiera comune e nelle celebrazioni eucaristiche, ma anche nella condivisione fraterna dei pasti e nelle chiacchiere nate attorno alle macchinette del caffè. Lo scambio anche informale di quello che viviamo e facciamo ci aiuta a far crescere quel senso di appartenenza alla nostra Provincia e a far sentire che l’amore e la riparazione comincia soprattutto tra noi, in comunità, come ci ha ricordato il Provinciale. La consueta gita culturale organizzata da padre Giampaolo Carminati per le strade e le chiese di Bergamo bassa, così come il festeggiamento del 60° di ordinazione di padre Natali Pierino e del vescovo Elio Greselin, ci hanno fatto assaporare la dimensione del bello e della festa, che sanno colmare il cuore delle persone. Ci siamo lasciati con le parole del nostro Provinciale che, oltre a presentare la situazione attuale della Provincia, ci ha esortato a coltivare quel rapporto profondo e intimo con Cristo, vera radice del nostro essere dehoniani, chiamati a contribuire con la nostra vita all’azione riparatrice di Cristo, attraverso il dono di noi stessi. Siamo così ripartiti per le nostre comunità, carichi della voglia di accendere i nostri luoghi di ministero con il fuoco del Suo Amore.
Silvano Volpato
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