Da chiesadibologna.it
A tre anni dall’inaugurazione, siamo andati a far visita alla Casa accoglienza “Don Giuseppe Nozzi”.
La struttura per i detenuti in misura alternativa si trova in via Tuscolano, dove opera personale del Centro di Solidarietà (Ceis) in collaborazione con “Fraternità Tuscolano 99” dei religiosi dehoniani. L’incontro è con padre Marcello Matté, cappellano della Dozza.
La vita all’interno delle carceri italiane presenta tante difficoltà soprattutto legate al sovraffollamento e alla mancanza di proposte educative efficaci. Oggi è possibile abbattere la recidiva del reato se le persone possono scontare la pena con misure alternative. Il giorno dell’inaugurazione era presente il cardinale Zuppi.
Grazie alla parrocchia dei santi Savino e Silvestro di Corticella e al cardinal Zuppi nel 2022 ha avuto inizio questa realta di accoglienza sia nei confronti della Fraternità che delle persone che escono dal carcere. Ribadisce padre Marcello che chi esce direttamente dal carcere ha una probabilità di recidiva del 70%, mentre coloro che sono aiutati attraverso misure alternative la percentuale è al di sotto del 20%.
Queste misure rispondono ancora più del carcere alla funzione della pena, restituendo delle persone alla società persone migliori di quelle che erano quando sono entrate in carcere. Rispetto alle 800 persone ospitate alla Dozza qui sono accolte 8 persone un piccolo segno. Accolte ma sono i primi responsabili nella gestione della casa, un luogo accogliente e bello, ribadisce padre Marcello, che la bellezza è un modo per riscattare sé stessi. Di questa bellezza e di questa cura sono loro i primi responsabili a differenza del carcere dove sembra che tutto induca a pensare che loro non valgono niente, non meritano niente.
Nell’area antistante alla casa di accoglienza è presente la “Casa del lavoro” dove i detenuti in affidamento hanno la possibilità di sperimentarsi in percorsi laboratoriali propedeutici all’inserimento lavorativo esterno. Un operatore professionale dedica loro tempo e esperienza. Le persone accolte hanno la possibilità di partecipare alla vita della Fraternità, “cerchiamo – dice padre Marcello- di creare un ambiente dove loro possano vivere rapporti gratuiti tra le persone, tenendo conto che hanno per lo più sperimentato rapporti strumentali, vali per ciò che dai, per quello che rendi e il carcere conferma questa idea” Dal cortile è possibile visitare la cappella della rigenerazione, ricostruita per intero con materiali di recupero vetro, ferro, legno perché emblema del progetto. Recuperando quello che gli altri scartano, con un po’ d’ingenio se ne può ricavare qualcosa di bello. Questa realtà è unica in Italia soprattutto perché necessita di sussidi e dallo Stato non riceve nulla, non è possibile portarla avanti senza aiuti.
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