Nato a Bariano (BG) il 07 dicembre 1942
Morto a Bolognano il 29 giugno 2025

P. Giulio era nato a Bariano (BG) il 7 dicembre 1942 da Giacomo e Rosa Bettani. Ricevette il Battesimo nella Parrocchia di Bariano il giorno dell’Immacolata del 1942 e venne cresimato nella stessa parrocchia il giorno 11 maggio 1949. Il suo percorso di vita religiosa iniziò come postulante ad Albino, il 29 giugno 1959. Seguirono poi le successive tappe formative fino alla professione perpetua:

Ricevuto Novizio ad Albisola il 28 settembre 1959.
Prima Professione ad Albisola il 29 settembre 1960.
Rinnovazioni Annuali a Monza, dal 29 settembre 1961 al 1964.
Professione Perpetua a Monza, il 29 settembre 1965.

Quanto agli studi frequentò il Ginnasio ad Albino, dal 1954 al 1959 e poi il Liceo e la Filosofia a Monza, dal 1960 al 1964, conseguendo la maturità classica. Studiò poi Teologia a Bologna dal 1965 al 1969 e fu prefetto a Padova dal 1964 al 1965. Il percorso fino all’ordinazione sacerdotale è stato intercalato dalle sacre ordinazioni: Prima Tonsura il 17 dicembre 1965, Ostiariato e Lettorato il17 dicembre 1966, Esorcistato e Accolitato il 24 giugno 1967, Suddiaconato il 30 marzo 1968, Diaconato il 23 giugno 1968 ed infine il Presbiterato il 21 dicembre 1968.

FuCaporedattore di “Regno-Attualità” (1969-1971) presso il Centro Dehoniano a Bologna, Assistente (1971-1972) all’Hotel Villaggio a Bologna e poi Segretario delle Missioni dal 1972 al 1978, incarico che gli fu assegnato di nuovo nel 1994. Dopo un anno a Pioppe di Salvaro tra il 1993 e il 1994, svolse il ministero ad Albino tra il 2003 e il 2008 e lì fu rettore per il triennio 2008-2011. È sempre rimasto nella comunità bergamasca, tranne questo ultimo breve periodo prima del suo trapasso. Si trovava a Bolognano, infatti, per alcuni problemi di salute. È tornato alla casa del Padre in occasione della solennità dei santi Pietro e Paolo.

Simona Nanetti


Omelia del Padre provinciale

Lam 3,17-26; Sal 129; Mt 11,25-30

“Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie. Si rinnovano ogni mattina, grande è la sua fedeltà” (Lam 3,22). Queste parole tratte dal Libro delle Lamentazioni ci accompagnano oggi, mentre salutiamo p. Giulio Madona. Anche nel momento del distacco, la fede ci invita a riconoscere che le misericordie del Signore non si esauriscono. Anzi, è proprio ora che ne abbiamo bisogno, per rinnovare la certezza che la fedeltà di Dio non viene mai meno, e che la morte non è l’ultima parola.

Ogni giorno, p. Giulio si è affidato a questa fedeltà divina, trovando in essa il coraggio di vivere la sua vocazione di discepolo del Signore, di religioso dehoniano, di presbitero della Chiesa di Dio. Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci aiuta a riconoscere la sorgente profonda della sua vita nell’invito del Signore: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29). È guardando al Cuore di Cristo che p. Giulio ha inteso fare della sua vita una vita di donazione e di servizio.

Lo ha fatto, all’interno della nostra Provincia religiosa, soprattutto in due ambiti. Anzitutto, il servizio presso il Centro dehoniano, negli anni ’70 e ’80. In quel periodo, immediatamente successivo al concilio Vaticano II, p. Giulio ha creduto con passione a una Chiesa capace di ascoltare le domande del mondo contemporaneo e di rinnovarsi profondamente, nelle strutture e nell’annuncio del Vangelo. Ha cercato di trasmettere questa visione rinnovata della teologia, della catechesi, della vita religiosa: finchéé ha potuto, ha tenuto molti incontri che, nelle zone intorno alla nostra comunità di Albino, dove ha vissuto gli ultimi vent’anni, sono ancora ricordate.

Ricordo poi il suo impegno nel segretariato delle missioni, attraverso cui ha potuto offrire sostegno a tanti confratelli impegnati nell’ annuncio del Vangelo in terre lontane. Anche così ha vissuto il suo essere sacerdote del Cuore di Cristo e la sua sollecitudine per una Chiesa capace di parlare a ogni persona e a ogni cultura.

Nel testo del Vangelo che abbiamo ascoltato, Gesù si rivolge in modo particolare a chi è affaticato e oppresso. P. Giulio, negli ultimi tempi, ha sperimentato i limiti dell’età e una malattia che l’aveva reso più indebolito e taciturno. Anche il passaggio nella comunità di Bolognano, la nostra casa di riposo, non è stato facile per lui. Eppure, grazie alla premura di tanti, ha vissuto questo ultimo periodo con serenità e abbandono. Un grazie particolare mi sento di rivolgere ai confratelli di Albino e di Bolognano, che gli sono stati vicini con affetto e cura. Anche per p. Giulio le parole di Gesù sono state un invito e una promessa: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28).

Mi piace ricordare, infine, anche la sua sensibilità artistica, che si esprimeva nella pittura, in modo particolare in icone dai tratti originali, capaci di trasmettere il senso del mistero e della festa. Il calendario dei benefattori con i suoi dipinti era stato molto apprezzato.

Ora, per lui, le cose di questo mondo finiscono e, trasfigurate, introducono alla gioia dell’incontro e della conoscenza di Dio: “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo” (Mt 11,27). Voglia il Figlio di Dio, che p. Giulio ha seguito, amato e servito, introdurlo pienamente nella relazione d’amore con il Padre, che è beatitudine eterna.

“Buono è il Signore con chi spera in lui, con colui che lo cerca. È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore”. Così il Libro delle Lamentazioni (3,25-26). Ora è il momento del silenzio. Non un silenzio vuoto o rassegnato, ma un silenzio gravido di attesa e di speranza. È a questa attesa che affidiamo p. Giulio, sicuri che in quel silenzio risuonerà la voce del Risorto che lo chiamerà per nome e lo introdurrà nella vita che non conosce tramonto. Amen.

p. Stefano Zamboni, S.C.I.
Superiore Provinciale ITS

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Non dovevi anche tu
aver pietà del tuo compagno

così come io ho avuto pietà di te?