XXIII Capitolo generale – Ritiro

RITIRO E CELEBRAZIONE

Due meditazioni, un’adorazione prolungata e la celebrazione eucaristica hanno marcato la prima giornata del Capitolo generale come giornata di meditazione e preghiera.

P. Carlos Louis Suarez Codorníu ha invitato i capitolari a confrontarsi con il cap. 24 del Vangelo di Luca. Tre gruppi di persone vengono interpellati dalla sorpresa della risurrezione: le donne, i due di Emmaus, i discepoli nel cenacolo. Tutti e tre hanno dimenticato la parola del Signore e non possono comprendere la pasqua.
Alcuni movimenti caratterizzano la giornata decisiva della Pasqua. I due di Emmaus che si allontanano da Gerusalemme e dalla comunità e non possono riconoscere il Risorto. L’invito con il quale si chiude il Vangelo di Luca: Gesù conduce i suoi «fuori, verso Betania» (v. 50): luogo dell’amicizia, del riposo, del riconoscimento («Io sono la risurrezione e la vita» Gv 11,25), luogo nel quale si infrangono gli schemi (l’unzione). Il ritorno dei discepoli a Gerusalemme dopo l’ascensione con grande gioia, come i pastori del Natale.
Anche noi oggi siamo chiamato ad andare nella notte dove ci manda la Parola.

La meditazione del pomeriggio, sulla pagina giovannea della Trasfissione, insiste sul verbo «vedere», perché un Capitolo intende lavorare attorno a ciò che si è visto, si vede, si vuole vedere. L’Inno del Capitolo invoca di potere “vedere chiaramente”.
«Vedere» è un’azione che discrimina. Vi sono quelli che non vogliono vedere e chiedono che i corpi siano rimossi (19,31); quelli che Gesù vede (Maria e il discepolo) e si lasciano vedere.
A Maria Gesù consegna il discepolo come figlio e Maria conferma la sua capacità di ricominciare.
Vedendo il Crocifisso-Trafitto, la vita cambia per Maria e il discepolo e una nuova comunità nasce grazie all’obbedienza alla Parola.
A noi non è dato di vedere il Trafitto, ma se ci lasciamo vedere da lui e obbediamo alla sua Parola.

P. José Ornelas Carvalho, nell’omelia, ha messo a fuoco tre immagini: il fanciullo che consegna a Gesù i pochi pani e pesci per per aiutare la compassione di Gesù per le folle; lo Spirito della Pentecoste: «c’è un fuoco unico che si suddivide e dal quale ciascuno riceve il suo lume; c’è una convergenza di credenti venuti da lingue e razze diverse, che si trovano insieme nell’accoglienza del primo annunzio del Signore risorto»; il buon samaritano che, pur non avendo alcun obbligo nei confronti del malcapitato, «misericordia motus» lascia che i suoi programmi vengano stravolti dalla carità.
«Particolarmente in tempi di veloci mutamenti come i nostri, è necessario che il Capitolo sia capace, anzitutto, di guardare, con vera compassione, le necessità della Congregazione, della Chiesa e del mondo. Poi, deve anche cercare, con libertà, intelligenza ed efficienza, i mezzi e i modi che ci permettano di essere fedeli all’eredità che abbiamo ricevuto, per essere lieti e creativi nel servizio, con i poveri della terra».

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