XI Capitolo ITS – Apertura

 Superato il casello degli adempimenti formali, l’XI Capitolo provinciale ha imboccato l’autostrada per il primo tratto del suo viaggio: un percorso di due ore e mezza, senza sosta e per fortuna anche senza code: la Relazione sullo stato della Provincia illustrata dal suo estensore, il p. Oliviero Cattani, provinciale.

Al primo rilevatore di “velocità”, è scattata la fotografia della Provincia: siamo 160, un ottavo in meno della rilevazione effettuata al Capitolo 2008. 68 anni di media, portati bene. 23 comunità, quasi un terzo in Emilia e un quarto in Lombardia. L’impegno apostolico che assorbe il maggior numero di religiosi ITS è la parrocchia (18,8%).

«Dobbiamo realisticamente e con coraggio dirci – e agire di conseguenza – che l’attuale quadro provinciale non sarà più sostenibile. (…) Ci dobbiamo chiedere che cosa caratterizza la nostra presenza pastorale. Le opere dicono molto Però è vero che la nostra Provincia sta mantenendo opere che tutti gli Istituti fanno, che molti preti diocesani fanno. Quali opere caratterizzano veramente la nostra presenza di dehoniani? e come possiamo caratterizzare le “opere generiche” qualora decidessimo di continuare a operare attraverso di esse? come si caratterizza il modo di fare pastorale dei dehoniani, la loro testimonianza comunitaria? quale volto chiede a noi oggi il carisma dehoniano? Questi interrogativi hanno lo scopo di pensarci nel futuro con la nostra identità carismatica. (…) Chiedo se qui abbiamo davvero il coraggio di scegliere alcuni ambiti di presenza, decidendo di uscire da altri. Il futuro non lo imbocchiamo facendo semplicemente dei “tagli numerici” o “di strutture”: abbiamo bisogno di qualche scelta strategica, magari aperta al nuovo. (…) Non perdiamo il nostro tempo a lamentarci, a cercare i colpevoli, a enumerare puntigliosamente tutti gli elementi di crisi. Non rassegniamoci alla rassegnazione, non riduciamo la nostra vita religiosa a una immensa riserva di energie non utilizzate. Detto in uno slogan: dobbiamo passare dall’ottica delle opere e dei numeri a quella dei segni e della rete. (…) Sono certo che sapremo insieme trovare il coraggio di passare dalla nostalgia al rischio».

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