P. Vigilio Uez: beati i miti

«In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: “Passiamo all’altra riva”». (Mc 4,35). L’annuncio della morte del padre Vigilio, inoltrato un paio d’ore dopo che il passaggio all’altra riva era avvenuto, recava in evidenza questa frase del Vangelo di Marco.

Se ne poteva mettere anche un  altra che rimanda a 2 Tim 4,6 Tempus resolutionis meae instat, magari proprio in latino, visto che il latino lo aveva studiato e anche insegnato, recuperando in tal modo un pensoso riferimento da lui fatto nel marzo 2014 in risposta agli auguri del Superiore Provinciale: «…grazie per gli auguri: non starò molto (a 90 anni) né ti disturberò a lungo, in compenso, pregherò per te perché il Cuore di Gesù ti aiuti a risolvere i tanti problemi della Provincia, ti dia pace, fiducia e coraggio…».

Nella fede possiamo dire di essere certi che P. Vigilio continuerà a farlo.

È deceduto all’ all’Ospedale di Arco (TN) alle ore 6 del 24.05.2016.  Quando si parte per un viaggio che porta lontano, ci si muove sempre presto, evitando di fare rumore. Questo era un viaggio che portava lontano nel tempo e nello spazio, lontano da cose ormai vecchie e verso cose nuove, sino a ieri soltanto credute e sperate.

Nel suo stato di servizio è stata dimenticata una prima destinazione, quando ancora Studente universitario e già sacerdote era stato destinato a Castiglione dei Pepoli come segretario del Collegio San Giovanni che allora era una rinomata Scuola Media alla quale facevano riferimento ragazzi dei paesi dell’uno e dell’altro versante dell’Appennino e, in quanto collegiali altri ragazzi di Bologna, Prato, del mantovano e persino dell’Umbria.

Padre Uez, come lo chiamavano in paese – ma molti dei più anziani si ostinavano a dire “padre Suez” e a considerarlo tedesco – andava ogni mattina ad accompagnare alle elementari del paese un paio di collegiali di 10/11 anni che frequentavano la scuola pubblica per poi andare a riprenderli alle 12,30: ragazzi di buone famiglie bolognesi, alle prese con separazioni e divisioni (…il divorzio era ancora di là da venire).

Viaggiava anche con una Isomoto per recarsi a dire messa nelle chiese dei dintorni e già questo lo faceva ammirare dai ragazzi del Collegio. Nella parrocchia di San Lorenzo suonava l’organo per le solennità, prestandosi ad accompagnare il coro del paese che preparava diligentemente.

Quando giunse al Collegio studiava ancora, anche il latino e, appunto, la cosa torna in mente perché studiandolo anche i collegiali e gli allievi del paese spesso questi preferivano chiedere a lui nel pomeriggio del doposcuola spiegazioni e furtivi ripassi.

Dunque a Castiglione dovevano essere gli anni ‘56-‘57, dato che poi i documenti lo danno a Vitorchiano (1957-1962 come insegnante) e di nuovo a Castiglione dei Pepoli dal 1962 al 1968 nel duplice ruolo  di insegnante e segretario della scuola, quindi a Padova alla Scuola Missionaria (1968-1971 insegnante – vicerettore) e, dal 1971 al 1976, rettore, per passare poi rettore di Presbyterium ad complendum triennium nel 1977, quindi ancora insegnante fino al 1978.

Negli anni 1978-1979 passò a Monza come insegnante al Liceo L. Dehon. Più d’uno degli “under” lo ha avuto come insegnante in quegli anni e in quei luoghi. Tutti lo ricordano quindi a Milano I (1980-1983) in qualità di segretario provinciale e poi, fino al 1984, in attesa di destinazione.

Dopo un anno alla Ghisiola (1984-1985) fu trasferito a Boccadirio (1985-1990) in qualità di rettore, come attesta una Bolla del cardinale arcivescovo Giacomo Biffi.

Un anno a Saviore lo ha preparato al passaggio a Trento-Parrocchia del S. Cuore (1991-1996) e, sempre  a Trento, nella parrocchia di Madonna Bianca. A Trento dal 1996 al 1999 è stato anche Superiore. Successivamente risiedette  a Casa S. Cuore dal 1999 al 2012 quando, il 23 marzo, fu  trasferito a Bolognano dove ha trascorso in semplicità e serenità gli ultimi anni.

Nato il 04 marzo 1924 a S. Giuliana di Levico, Padre Vigilio fu battezzato il giorno seguente nella parrocchia di Barco di Levico, mentre in quella di Levico città ricevette la Cresima il 24 settembre 1928 (sic) da S. A. il principe vescovo Celestino Endrici, come è annotato nel relativo certificato..

Entrato a Trento vi aveva frequentato i primi anni della scuola media (1936-1939) per proseguire poi ad Albino (1939-1942). Come altri di quegli anni, aveva frequentato il liceo e la filosofia a Branzi, Foligno e Bologna (1943 – 1947). A Bologna aveva fatto l’intro corso di  Teologia, dopo un anno di interruzione in cui aveva atteso al lavoro di segreteria: una sorta di preparazione remota alla tanta segreteria che avrebbe fatto poi in età già  anziana a Trento.

A Bologna, tra il 1948 e il 1952, aveva conseguito prima la Maturità classica al Liceo Minghetti (1948) e all’UniBO la Laurea in Lettere moderne. Gli Ordini minori e maggiori lo videro  spostarsi in successione  nella Cappella dell’arcivescovado e in quella dello Studentato, nella chiesa dei Frati Cappuccini e finalmente a San Giovanni Battista dei Celestini per il Presbiterato ricevuto nel 1951.

A scorrere i suoi stati di servizio di insegnante rilasciati da vari Provveditorati, i certificati di buona condotta dei parroci, le schede dello Scolasticato e dello Studentato emerge il profilo di una persona determinata e gentile, dal carattere riservato e dai modi distinti, forse un po’ impressionabile secondo un suo educatore lontano nel tempo, ma attivo e serio, con una pietà edificante, affezionato alla Congregazione, osservante, docile e rispettoso.

Se da un lato gli educatori dello Studentato certificavano accuratamente che il Padre, ormai prossimo all’ordinazione,  “sa un po’ di musica e mostra buone attitudini al disegno”, chi lo ha conosciuto e  frequentato, sé puero o studente,  non si sorprende di quanto lasciò scritto negli scrutinia ad Ordines  subdiaconatus et diaconatus l’allora superiore dello Studentato a proposito di una vita spiritualis bona, di un amor vocationis firmus, di un amor vitae comunis sincerus, di una oboedientia laudabilis, di una paupertas sat bona, dei mores integri, di una regularitas bona e, per finire, di un bonus spiritus humilitatis e di un eximius spiritus sacrifici.

Lo si ricorderà volentieri, dovunque lo si sia incontrato.  Un “signore” diceva recentemente un confratello  della Comunità di Bolognano. Mentre si provvedeva ai mesti adempimenti che accompagnano ogni decesso di confratelli, qualcuno, in attesa di sapere il giorno e l’ora delle esequie sollecitava informazioni col dire «per me è morto un “padre” nel senso relazionale del termine. Mi ha voluto bene e gli ho voluto bene. Appena si sa qualcosa dei funerali ti prego di farmelo sapere».

Un altro ha scritto «Vigilio, sempre con animo sereno e al di sopra di tutto» e, dal Congo, p. Renzo «Simpatia, tenerezza, lucidità, gioia, ottimismo, sono solo alcuni degli aggettivi che aiutano a ricordare il suo modo di essere e di incontrare le persone. Nelle poche ore passate insieme quando visitavo la sua comunità di Trento nel mio periodo di congedo manifestava sempre una viva curiosità per la missione e soprattutto per i pigmei, la loro originalità, la loro fragilità, come andare loro incontro: senza dubbio una curiosità e simpatia da far risalire ai racconti e all’esperienza di padre Bernardo Longo.  Al Signore di calcolare e benedire tutto il lavoro che per lunghissimi anni ha quotidianamente svolto con tenacia e costanza a beneficio della comunità e di innumerevoli persone, vicine e lontane, conosciute di persona, per lettera o semplicemente “di cuore” e per amore».

I funerali, sono stati celebrati nella Cappella di Bolognano, giovedì 26 maggio alle ore 10, presieduti dal Superiore provinciale e con tanti confratelli.

Poi, dopo la cremazione nei giorni seguenti, le ceneri di p. Vigilio sono state traslate a Santa Giuliana di Levico.

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