P. Tarcisio Rota

Nato a Lallio (BG) 28.04.1940
Professo 29.09.1958 – Ordinato 21.06.68
Deceduto 17.10.2021.

Faceva parte della Comunità di Bolognano.

Padre Tarcisio Battista Rota era nato a Lallio (BG) il 28 aprile 1940. Lì era stato battezzato e successivamente cresimato l’11 luglio del 1948. Dopo il percorso di studi religiosi, iniziato ad Albino come postulante il 29.06.1956 e le sacre ordinazioni, fino al presbiterato il 21.06.1968, ha ricoperto svariati incarichi: a Oporto in Portogallo, (1968-1969) come padre spirituale; nella Comunità di Milano I è stato Segretario delle Missioni, impegnato nella Pastorale delle Colf estere, aiuto segretario provinciale e assistente spirituale della Legione di Maria. A Napoli è stato redattore di “Messis” dal 1983 al 1985. Ha trascorso anche alcuni periodi nella missione in Camerun, come membro della commissione teologica camerunense (1986-1987). È stato anche vice postulatore della causa di p. Gallo dal 1995. Grazie ad un approccio prolungato alla sistemazione dell’Archivio provinciale, dal 1992 al 1997 e anche alla biblioteca, l’attuale l’Archivio ITS, trasferito a Bologna da qualche anno, ha iniziato a vivere una seconda vita.


Riportiamo una sua presentazione apparsa sulla rubrica Incontriamo un SCJ pubblicata, anni fa, sul blog http://www2.scj.pcn.net

Mi chiamo Rota Battista Tarcisio. Sono sempre più convinto della parola di Gesù: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv1I5,I6). Gli inizi della mia vocazione risalgono al 1950, quando avevo dieci anni e mi sono recato alla Scuola Apostolica di Albino.

Una motivazione convincente per me era l’esempio di mio fratello (p. Rota Giuseppe), che si era fatto dehoniano e attualmente è rettore della Chiesa di Loreto, a Lisbona; mi dicevo: se riuscirà lui, riuscirò anch’io! Eravamo i primi due della famiglia, dopo di noi ce ne sono altri sette. Dalla famiglia abbiamo ricevuto entrambi il dono di una fede profonda e un abbandono pieno nella Provvidenza.

Le motivazioni spirituali, maturate fin dal noviziato, mi facevano mettere al centro il Cuore di Gesù, l’amore all’Eucaristia (in corrispondenza del mio nome di battesimo, Tarcisio) e una grande fiducia in Maria.

Dopo il normale curricolo degli studi e raggiunto il sacerdozio, è sorta in me la vocazione missionaria (che ho potuto esplicare sia nel Segretariato Missioni sia, per quattro anni, in Camerun) e il desiderio di impegnarmi nel sociale (mi sono occupato per 4 anni a Milano delle collaboratrici familiari estere).Questi interessi diversi mi hanno aperto grandi orizzonti e mi hanno dato l’opportunità di lavorare con la Provincia Portoghese (come prefetto e padre spirituale ad Oporto), con la Provincia Francese (in Camerun), con quella del Centro-Sud d’Italia (ho collaborato con la rivista “Messis”) e naturalmente con la Provincia dell’Italia Settentrionale, dove attualmente svolgo l’attività di archivista provinciale. Quello che mi ha sempre sostenuto nel cammino è stata la grande luce che viene dal carisma dehoniano. Trovo affascinante l’espressione delle nostre Costituzioni: “Dal Cuore di Gesù, aperto sulla croce, nasce l’uomo dal cuore nuovo, animato dallo Spirito, e unito ai suoi fratelli nella comunità di carità che è la Chiesa” (Cst 3). Queste parole mi hanno guidato in una piccola ricerca che è sfociata nel libretto “Il Cuore spezzato di Gesù nel mondo” (Edizione dehoniane – Napoli), mentre l’ideale missionario mi ha ispirato un altro libretto sulla “Teologia africana” (edizioni dehoniane – Napoli) dove ho cercato di cogliere alcuni valori culturali e religiosi del grande continente. La gioia più bella è di servire i fratelli ovunque essi si trovino, facendo tesoro di ogni dono che viene da Dio e dal Cuore di Gesù.

Esequie di p. Tarcisio Battista Rota

Lallio (BG) – 20 ottobre 2021

     Le parole ascoltate nella prima lettura danno voce allo sfogo del profeta per la condizione desolante in cui si è trovato a vivere, che gli fa esclamare: « è scomparsa la mia gloria, la speranza che mi veniva dal Signore ». La vita di p. Tarcisio – lo possiamo dire con buona pace, senza timore di fare giudizi temerari – ha ricalcato a più riprese questa esperienza sofferta. Chi ha vissuto con lui ha potuto constatare che cosa significa fare i conti con il mondo del proprio limite come di un «vagare» e una «miseria» che sono «assenzio e veleno» benché, insieme, egli abbia cercato il più possibile di rendere ragione della speranza tipica della vocazione dehoniana che ha accolto, quando era ancora ragazzo, rispondendo “ecce venio ” alla proposta di Gesù di seguirlo nella vita consacrata e sacerdotale.

     Uomo sempre cortese, lettore entusiasta e amante del sapere, nella sua vita p. Tarcisio ha sempre avuto uno sguardo interessato alle condizioni dell’uomo, del mondo, della missione evangelizzatrice della Chiesa. Questa passione e il fascino per le culture gli ha permesso di sentire la chiamata missionaria e partire per l’Africa, per alcuni anni di missione nel Camerun. Di nuovo, diversi anni dopo il suo rientro da quel paese, espresse al superiore provinciale di quel tempo il desiderio di un altro periodo di missione, stavolta nel Mozambico, che tuttavia non si avverò. Per lui è stato difficile, negli anni, accettare le sue poco favorevoli condizioni di tenuta emotiva. E credo che gli vada reso onore al merito per la sua capacità di accettare questa situazione, con la quale ha dovuto fare i conti per tutta la vita.

     Con la sua vita p. Tarcisio ci fa un regalo non voluto, ma reale, per quanto difficile da discernere e da accettare. Ci ricorda che la fragilità umana, la sua come la nostra, è un segnale importante anche per la cultura di questo nostro tempo, così segnata dall’efficientismo e dalla smania dei risultati, perché ci dice che non siamo il centro del mondo, e non possiamo vivere senza alzare lo sguardo al cielo, come se Dio non esistesse… Anzi, ci dice proprio – lo esprime con chiarezza la prima lettura – che « buono è il Signore con chi spera in lui, con colui che lo cerca. È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore ».

     Gli anni di questa attesa sono stati tanti, per p. Tarcisio, che ha sempre cercato di viverli come « sacrificio di un cuore spezzato » – così scrive nel suo brevissimo testamento spirituale – tutto consegnato a Dio, che p. Tarcisio ha voluto mettere al centro della sua vita, consapevole, anche nei momenti più difficili, che «le grazie di Dio non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie », anzi, «si rinnovano ogni mattina » perché «grande è la sua fedeltà».

     La fedeltà di Dio si chiama Gesù, il Figlio che ci ha donato come prova certa della bellezza della creazione e dell’uomo. Nel brano evangelico che abbiamo ascoltato Gesù ci assicura che in ogni difficoltà e malattia, Dio non è mai assente dalla nostra storia, anche se il dolore è tanto grande da apparire insopportabile. Possiamo fidarci di Dio nostro Padre, perché Gesù ci dà la certezza che « tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me », dal momento che la volontà di Dio Padre è che non vada perduto nulla di quanto gli ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno.

     Anche noi, come p. Tarcisio, siamo convinti che chiunque vede il Figlio e crede in lui ha la vita eterna e sarà risuscitato nell’ultimo giorno. La fede ha sempre sostenuto p. Tarcisio, anche nei momenti più bui, e ora si unirà al fratello p. Giuseppe nel contemplare il volto di Dio Padre non più per mezzo di segni ma nella visione beata di chi gli dirà: vieni, servo buono e fedele, a te è aperto il Regno di Dio, che tanto hai desiderato e cercato di costruire donando la tua vita.

Print Friendly, PDF & Email