P. Giuseppe Albiero

Giuseppe Albiero

Nato a Montorso (VI) il 18 marzo 1927.
Prima professione il 29 settembre 1945.
Ordinazione sacerdotale il 25 giugno 1954.
È morto a Bolognano il 3 ottobre 2023.

Figlio di Pietro e Maria, nacque a Montorso (VI) il 18 marzo del 1927 e ricevette il Battesimo nella Parrocchia di San Biagio il 30 marzo. Nella stessa parrocchia fu cresimato il 26 ottobre 1935. Il suo cammino di formazione religiosa iniziò il 27 giugno 1944 quando entrò alla Scuola Apostolica di Albino come postulante e dove fece anche il noviziato.

La prima professione, il 29 settembre 1945, la emise ad Albisola e le rinnovazioni annuali a Foligno e Bologna, fino alla professione perpetua, a Trento, il 29 settembre 1949. Fu ordinato sacerdote nella Cappella dello Studentato delle Missioni a Bologna il 25 giugno 1954.

Ad Albino frequentò il Ginnasio tra gli anni 1939 e 1944, il Liceo e la Filosofia, invece, in parte a Foligno (1945-1947) e in parte a Bologna (1947-1948). Per tre anni fu Prefetto a Trento (1948-1951) e dal 1951al 1955 studiò Teologia a Bologna.

Tra i suoi primi incarichi ci fu quello di direttore de Il Regno del S. Cuore nel gennaio 1955, quando il direttore responsabile era Angelo Vassena. Divenne poi lui direttore responsabile de Il Regno del S. Cuore nell’aprile 1956 e ricoprì l’incarico fino al dicembre 1969.

Nel gennaio 1957 la rivista diventò Il Regno. Padre Albiero ne fu Amministratore dal settembre 1960 all’agosto 1982 quando, tra il gennaio 1961 e il settembre 1966, svolgeva anche il ruolo di redattore.

Tra il 1965 e il 1982 ebbe l’incarico di Amministratore delle riviste e delle edizioni del CED e nel 1982 fu anche il capo del personale.

Dal 4 novembre 1990 al 5 settembre 1993 è stato parroco a S. Maria del Suffragio e in seguito, dal 6 settembre 1993 amministratore e capo convivenza di Arc-en.ciel di Casalecchio dei Conti.

Di Arc-en.ciel è stato anche responsabile dal 1994. Dal 2001 al 2011 è stato nominato parroco di Montepiano (Prato) ma il 13 novembre 2011è stato costretto a salutare i suoi parrocchiani perché la parrocchia è stata riconsegnata alla Diocesi di Prato e lui inserito nella comunità di Genova, dove è rimasto fino al primo febbraio 2013.

Da allora è sempre rimasto nella comunità di Bolognano, per le sue complesse condizioni di salute che lo rendevano bisognoso di controlli e di essere seguito. Malato da tempo, ha combattuto tenacemente fino alla sera del 3 ottobre 2023, quando è spirato nella tranquillità della residenza di Bolognano.

Simona Nanetti


Omelia alle esequie

Lettura: 1Cor15,51-57 – Salmo 22 – Vangelo: Gv 17,24-26

Accompagniamo oggi ad entrare nell’abitazione eterna, la dimora non costruita da mano d’uomo ma da Dio, il nostro caro p. Giuseppe Albiero. Ed è il nostro inno di ringraziamento per la gloria di Dio per la lunga vita concessa a questo confratello. L’uomo esteriore si va disfacendo, mentre quello interiore si rinnova, illuminato dalla gloria di Gesù risorto.

Al termine dell’esistenza terrena siamo soliti fare un percorso per rileggere le tappe della vita del confratello, anche per ricordare i tanti segni che rivelano il lavoro per il Regno di Dio. P. Albiero _lo chiamiamo ancora così perché così si presentava sempre al telefono: padre Albièro, con il suo accento vicentino; cognome che ricorda la solidità di un albero. Era nativo di Montorso, ha fatto il corso di studi a partire dalla scuola apostolica di Albino e terminando poi a Bologna. Nei primi anni di ministero c’è chi lo ricorda con affetto come il prete del “Galletto” e per il suo compito di “ladro de tusi” per portarli alla scuola apostolica di Trento; ma li ha scelti piuttosto bene nel vicentino perché ce ne sono ancora qui di presenti e altri sono nelle missioni.

Già nel 1955, ultimo anno di teologia, era direttore de Il Regno del Sacro Cuore diventato poi Il Regno nel 1957: ne fu direttore responsabile fino al 1969. Abbiamo qui davanti l’ultimo dei fondatori originari del Centro dehoniano:lui il braccio; due anni fa abbiamo salutato sempre qui p. Enzo Franchini, la mente. Fondatori di quella lunga e significativa pagina di storia culturale della chiesa italiana del post concilio. Lì Albiero profuse le sue energie migliori, per molti anni, sempre dinamico a volte persino impetuoso, dai timidi passi iniziali fino allo sviluppo degli anni ’80-‘90.

Col crescere delle dimensioni del Centro nel 1982 si dovettero suddividere le sue mansioni omnicomprensive; rimase alla produzione lasciando l’amministrazione.

Dirottò allora una parte delle sue forze nel ministero pastorale, con qualche allargamento nel campo che diremmo oggi “salutista”: il tentativo di integrare la vita spirituale con la cura e la guarigione del corpo: fu il periodo che familiarmente chiamiamo “delle unzioni”; e del suo passaggio alla dieta vegetariana: a considerare gli anni trascorsi da allora lui ne ebbe senz’altro dei benefici. Nella comunità di Nosadella dovette sopportare parecchia “correzione fraterna” su questo aspetto, ma aveva le spalle robuste.

La sua intensa attività nel Centro dehoniano fu decisamente la cosa più importante: ampliò i settori di interesse pastorale delle EDB, oltre alle materie bibliche e teologiche: con i sussidi per la catechesi, che in quegli anni andavano via come il pane; coi sussidi liturgici (campo in cui fece lui stesso sperimentazioni innovative e financo un po’ ardite nelle parrocchie); curò la nuova musica sacra (seguiva i compositori, pubblicava i recital); sviluppò il settore audio: le famose Cassette delle conferenze di Ravasi e di Camaldoli. Non è casuale aver cantato oggi il salmo 22 di Turoldo/Passoni/De Marzi che pubblicò: è ancora oggi tra i canti più conosciuti e utilizzati.

Fece migliaia e migliaia di km per trovare e provare la carta migliore per la Bibbia di Gerusalemme, l’inimitabile, e per gli Enchiridion: trovare la grammatura più sottile, il color avorio più brillante, la finitura più gradevole al tatto. Gli siamo grati per aver diffuso la Parola di Dio in Italia anche curando la qualità del libro stampato.

Dopo circa 35 anni di editoria, passò alla pastorale, che comunque aveva sempre curato nella parrocchia di Argelato e poi di Amola e seguendo un istituto di suore presso la parrocchia di santa Teresa e alla colonia di Viserbella.

Fu parroco al Suffragio (’90-’93) e più tardi, come ultimo impegno attivo a Montepiano (2001-2011).

Si impegnò per diversi anni nella carità sociale presso l’associazione ARC-EN-CIEL, come responsabile della convivenza di Casalecchio dei conti BO dal 1993 al 2001: è un servizio abitativo ai lavoratori immigrati, iniziato da Giacomo Matti, tuttora attivo e quasi precursore nel modo di gestire le emergenze in questo campo dell’abitare.

La foto del ricordino esprime bene il carattere di Albiero, in quello sguardo buono e profondo, il sorriso tranquillo: ha avuto un cuore grande e una fede solida e appassionata, al di là della scorza ruvida e dei tratti molto decisi che tirava fuori soprattutto nel campo lavorativo: quante battaglie nell’ufficio di fr. Gino in tipografia, la cui eco arrivava fino ai provinciali di turno a Milano.

In realtà è stato un uomo compassionevole con i poveri, paziente e premuroso con i fedeli, talvolta persino troppo perché qualche immigrato ne approfittò: ma intanto il bene l’ha fatto e tanto, consumandosi. Gli anni passati a Montepiano, con la presenza in canonica di alcuni immigrati e la sua vita eccessivamente frugale, il tanto freddo patito in quella canonica in bilico tra due valli e due versanti orografici, l’andare su e giù a Prato per il servizio all’ospedale civile, hanno consumato le sue ultime energie pastorali e di salute.

Quando dovette ritirarsi non bastò il clima di Genova a rimetterlo in sesto. Ci ha pensato questa comunità e casa di cura di Bolognano dal 2013 e dargli gli ultimi 10 anni di vita serena, dedita a curare l’interiorità, in cui talvolta si perdeva a scapito degli attivi comunitari; intanto si è preparato per presentarsi al Padre, carico di anni e di buoni frutti.

Ha dunque curato le vocazioni, la cultura religiosa, il ministero pastorale, la carità: tutte dimensioni che ne hanno fatto un buon Sacerdote del sacro Cuore di Gesù, un degno e valido discepolo di p. Dehon.

Lo affidiamo alla preghiera sacerdotale di Gesù nel vangelo di Giovanni: “Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove vado io, perché contemplino la mia gloria”. L’amore di Gesù buon pastore lo conduca, insieme a tutti i nostri cari che ci hanno preceduto, nei pascoli della vita eterna presso il Padre che ci ama da sempre e per sempre.

p. Giacomo Cesano


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