P. Giovanni Bonalumi

Ponte s. Pietro (BG), 23 dicembre 1922 † Bolognano, 7 aprile 2014

P. Giovanni Bonalumi è nato a Ponte s. Pietro (BG) il 23 dicembre 1922 da Silvio e Angela Pedrali. Lì è stato battezzato il giorno seguente e cresimato l’11 settembre 1930. Negli anni 1934-1939 è alla Scuola Apostolica s. Cuore di Albino, dove ha frequentato le medie e il ginnasio (1934-1939).

Ricevuto postulante il 20 giugno 1939, ha fatto il noviziato ad Albisola, dove il 29 settembre 1940 ha emesso la prima Professione. Il liceo si è svolto a Castelfranco di Sopra (AR) dal 1940 al 1943.

Dopo la prima teologia, fatta a Branzi (BG), ha interrotto gli studi per il servizio di assistenza ai ragazzi dei nostri seminari minori di Albino e Pagliare (1943-1946). Ripresa la scuola di teologia a Bologna nel 1946, vi è stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1949 dal card. Nasalli Rocca.

Già nell’ottobre del 1948 aveva chiesto espressamente di partire missionario per l’Africa: “Faccio domanda di esser accettato missionario di una nostra missione in Africa. La prima preferenza è per la missione del Congo in vista di lavorare per i lebbrosi o nel seminario minore. Questa domanda per il Congo non intende per nulla esser esclusiva, va bene anche il Camerun o il Mozambico. Ma lei disponga come vuole perché ho sperimentato la più piena benedizione di Dio dove ho accettato l’ubbidienza tutta, integrale e volentieri…”.

Viene scelto per il Mozambico. Novello sacerdote, il 18 agosto 1949, è in Portogallo per imparare la lingua portoghese, tappa obbligata per la missione del Mozambico. Il 21 luglio 1950 giunge nel porto di Beira con la motonave “Angola”, in compagnia di p. Onorino Venturini.

Ha lavorato in 10 missioni: Nauela (1950-1958 / 1964-1968) – Mualama (1959-1962) – Mulevala (1961-1964) – Molumbo (1968-1973) – Alto Molocue (1973-1979) – Mocubela insieme a don Tarcisio De Giovanni (1979-1985) – periodo della prigionia – Ile (1993-1995) – Pebane (1996-1999) – Gurue (2000-2003).

Nel 1985, quando la zona di Mocubela fu occupata dalla Renamo (fazione politica contraria alla Frelimo) Bonaluni e De Giovanni vissero isolati per 4 anni e 9 mesi, allo scopo di stare vicino alla loro gente, pur in continuati pericoli. I pp. Biasiolli, Toller e Venturini sono stati anch’essi fatti prigionieri dal 13 dicembre 1986 al 1° aprile 1987. Nei continui spostamenti in foresta sono anch’essi passati per Mocubela, dove hanno incontrato p. Bonalumi e don Tarcisio. Mentre i primi tre furono presto liberati, i due rimangono in mano alla Renamo fino al 1991, come racconta p. Giovanni ne “Il libro di due missionari cattolici” (edito in proprio dalla Biblioteca Comunale di Ponte s. Pietro).

Nel 2003, a causa della salute, è arrivato nella comunità di Bolognano dove ha vissuto 10 anni di offerta di sé nella pazienza e un’intensa vita fraterna, con continuata preghiera: “Che ogni creatura umana goda delle mie orazioni come se fosse la sola al mondo su cui cadere tutto il mio affetto in Cristo”.

Il funerale è stato celebrato al suo paese natale, Ponte s. Pietro, il 10 aprile 2014, ed è stato presieduto dall’arcivescovo di Nampula, il dehoniano mons. Tomè Makhwélia, e concelebrato da numerosi confratelli. Il superiore provinciale ITS, p. Oliviero Cattani, ha tenuto l’omelia.

P. Giovannino – come era familiarmente chiamato – è stato sepolto nella cappella dei sacerdoti, in attesa della risurrezione.

IL MIO ULTIMO TESTAMENTO

  1. Nella messa del mio suffragio pubblico è mio desiderio che non si parli della mia persona, in chiesa. Ciò è per rispetto di tante vittime innocenti, scomparse nella guerra senza nome, di morti in prigione per torture, ecc. e sepolti nel silenzio più ignominioso e ingiusto, come fui testimone nella lunga guerra del Mozambico. Mi sento annichilito dinnanzi al rispetto di tanti gloriosi umili, dinnanzi a molti di loro la mia vita mi pare una nullità.
  1. È mio vivo desiderio che in quella messa mi si ricordi solo con la recita del “Magnificat”, e ciò in onore della SS. Vergine. Con ciò sia ringraziata la SS. Trinità per i privilegi concessi alla Madre di Dio e per le grazie che tutti abbiamo ricevuto per le mani sue misericordiose.
  1. E io prometto, per chi recita un Magnificat all’udire della mia morte o alla mia messa di suffragio o mi si ricorda, io chiederò in Cielo per lui la grazia di cui in quel momento più sentirà bisogno. Ciò lo dico, se sarò degno di tanta bontà del Signore.
  1. Chiedo che tutti i suffragi che saranno fatti per me, che il Signore li faccia cadere, se Lui vuole, sopra le anime del purgatorio specie sulle suddette vittime ignorate. Nel resto io mi abbandono alla Misericordia di Dio, con piena fiducia nel Cuore di Gesù.
  1. Vorrei essere in Cielo un intercessore per tutti, ma sopra tutti per coloro che al mio pur indegno ricordo reciterà solo un Magnificat, come ho sopra riferito. Questi io lo considererò come fratello o sorella carissima su cui far ricadere il mio amore e l’intercessione presso Dio, come carissimo e fosse solo al mondo. I carissimi famigliari e amici non si ritengano a meno di loro.
  2. A tutti arrivederci in Paradiso, e per altri di voi, al più presto se però ciò p nei disegni amorosi del Padre dei Cieli. Allora canteremo assieme in Cielo con Maria SS. il suo Magnificat, uniti agli Angeli e Santi, in infinite melodie ineffabili. Quel giorno che sentirete queste parole, vi parrà il mio suono di voce spirituale dall’eternità; e arrivederci in Cristo là A-DIO.

p. Bonalumi Giovanni Mosè (nome di battesimo), Giovanni evangelista (nome di religione)

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