L’esperienza dei giovani in Mozambico

Gurue

La lunghezza del viaggio e le iniziali difficoltà di ambientamento hanno reso la prima settimana della nostra esperienza discretamente intensa, ma non per questo meno interessante. L`intero gruppo, composto da volontari provenienti da Italia, Spagna e Germania, si é trattenuto per un paio di giorni a Gurúè con l`intento di familiarizzare con i concetti chiave della cultura africana. Il benvenuto nel continente nero ci è stato dato da Padre Elia Ciscato, il quale ha messo a nostra disposizione l`ampio bagaglio di conoscenze maturato nel corso della sua lunga permanenza in territorio mozambicano.

Il missionario, giunto a queste latitudini nel lontano 1974, ha condiviso con noi buona parte delle sue conoscenze in un breve ciclo di lezioni ed escursioni che ci hanno portato in giro per la Zambezia. Tra visite a comunità locali, che ci hanno mostrato usi e costumi della loro terra, e paesaggi dominati da una folta vegetazione, abbiamo trascorso i primi giorni del nostro viaggio scoprendo sempre di piú i luoghi in cui abbiamo scelto di immergerci. I discorsi dell`antropologo si sono incentrati in special modo sulla stretta interconnessione fra uomo e natura e sul rapporto circolare che lega la Terra ai suoi abitanti, mettendoci di fronte ad una realtà così lontana e culturalmente diversa da quella a cui siamo abituati.

Nel fine settimana il gruppo si è diviso ed una parte si è recata a Molocue, dove ha cominciato a svolgere la propria esperienza di volontariato. A Gurúè siamo dunque rimasti in cinque: Antonio, Clara, Claudia, Elisa e Mattia. Il lunedì é coinciso con l`inizio del nostro lavoro presso l`asilo situato accanto la chiesa São Carlo Lwanga. Da quel giorno, ogni mattina siamo stati travolti da un`orda di bambini che ci hanno accolto festanti e ci hanno tenuti impegnati in canti, balli e colori. Il loro numero non è affatto esiguo, ma ci siamo fatti trovare pronti sia con le idee che con il materiale.

I pomeriggi sono stati invece dedicati all`insegnamento dell`inglese e della geografia ad un gruppo di adulti e adolescenti, non pratichissimi ma in compenso molto volenterosi.

Al termine dei nostri primi sette giorni in Africa il bilancio é decisamente positivo. Il peso degli sguardi che si estendevano su di noi, inizialmente molto sentito, si é fatto decisamente più sostenibile fino quasi a scomparire.

Nonostante siamo solo all`inizio della nostra avventura, l´Africa ci sta già iniziando a prendere per mano.

2.

La settimana è trascorsa veloce senza quasi che ce ne accorgessimo. Le mattine hanno continuato ad essere riempite dalle attività con i bambini dell’asilo, impegnative ma gratificanti. Particolarmente apprezzati sono stati i lavori con tempere e colori, ma anche i giochi ed i balli di gruppo hanno suscitato grande entusiasmo. Abbiamo colorato e ritagliato con loro maschere che hanno poi indossato, dipinto i loro visi con varie fantasie, ed infine le impronte delle loro manine sono servite a decorare una poesia dedicata ai loro genitori.

Ci sembra che il rapporto che li lega a noi si faccia di giorno in giorno più stretto ed i nostri sforzi sono costantemente ripagati dai loro sorrisi e dalla loro gioia contagiosa.

Il corso di inglese pomeridiano è proseguito con notevoli progressi da parte di tutti gli studenti, ma soprattutto grazie alla pubblicità gratuita fattaci dai padri il loro numero è aumentato. Oltre a quello degli alunni, è aumentato pure il numero dei corsi; le richieste si sono infatti orientate anche verso il francese e lo spagnolo (oltre al corso di geografia, tenuto da un professionista come il nostro Antonio). Queste lezioni sono estremamente arricchenti anche per noi volontari, in quanto la continua interazione con i nostri “allievi” ci ha portato a migliorare esponenzialmente nella preparazione e nella gestione delle lezioni. Le necessarie riunioni per stabilire il programma e gli obbiettivi hanno avuto il merito di cementare lo spirito di un gruppo già di per sé molto affiatato; la collaborazione ed il supporto reciproco non vengono mai meno, prescindendo dalle differenze di età e di provenienza geografica. Non solo, le ore del pomeriggio impiegate in questa attività rappresentano anche un proficuo e mutuo scambio sia a livello linguistico che culturale, in quanto sentiamo di ricevere a nostra volta molto da questi ragazzi.

Le nostre giornate, insomma, possono raramente essere descritte come vuote e noiose. La routine che avevamo ormai acquisito è stata interrotta dal fine settimana, che ci ha visto svolgere compiti decisamente più probanti di quelli precedentemente assegnatici. Il lavoro nei campi di Mangone, piccola proprietà dei padri dedicata alla pratica della scuola di agraria, non è stato dei più divertenti, ma ha reso bene l’idea della fatica quotidiana che spetta ad un agricoltore locale. Nel frattempo le ragazze, desiderose di dedicare una piccola parte del loro tempo anche ad altri bambini della città, hanno deciso di aprire le porte di casa e accogliere chi aveva voglia di trascorrere una giornata in compagnia. Grazie – o per colpa, col senno di poi – alla voce messa in giro da Padre Marcos e diffusasi per tutta Gurúè, le volontarie sono state travolte da più di un centinaio tra bambini e giovani adolescenti arrivati molto carichi per giocare tutti insieme. Era da un po´ che aspettavamo l’occasione giusta per condividere dei momenti di svago anche con ragazzi meno fortunati rispetto ai nostri bambini dell’asilo. L’emozione provata nel percepire tutta la loro energia e felicità è stata decisamente forte; nonostante le difficoltà che vivono e affrontano tutti i giorni, e che per noi sono inimmaginabili, la forza che esprimevano è un qualcosa che ci rimarrà a lungo negli occhi.

La domenica la città ha ricevuto la visita del vescovo provvisorio, Don Germano, che ha celebrato una lunga e accorata messa nella chiesa di São Carlos Lwanga.

Il ritmo settimanale è poi ripreso come di consueto, ma il lunedì sera si è trovato il tempo di festeggiare una ricorrenza molto importante per la comunità dehoniana, l’anniversario – il 94esimo per la precisione – della morte di Padre Dehon, avvenuta il 12 di agosto del 1925. Una messa celebrativa, a cui ha poi fatto seguito un rinfresco, si è tenuta presso il noviziato, situato poco distante dalla casa dei padri.

I secondi sette giorni si sono conclusi con il momento probabilmente più profondo e toccante di questa prima parte della nostra esperienza. La visita di Padre Daniele, proveniente da Molocue, ha fornito l’occasione ideale per riunirci intorno ad un tavolo e condividere tra di noi i pensieri, le emozioni e le impressioni che ci hanno accompagnato finora. Da questo incontro sono scaturite una serie di osservazioni che hanno toccato praticamente ogni aspetto di ciò che abbiamo vissuto e provato fino a questo istante: dalla condivisione di questo viaggio tra noi volontari al rapporto sviluppato con la gente di Gurúè, dal carattere spirituale della missione fino alle nostre aspettative per i rimanenti giorni qui in Mozambico. L’incontro ha avuto il merito di rendere il gruppo ancora più coeso e pronto per affrontare al meglio il tempo che ancora c’è da trascorrere insieme.

Ogni singolo momento che abbiamo finora vissuto è rimasto impresso nelle nostre menti e, sicuramente, anche nei nostri cuori.

I secondi sette giorni si sono conclusi con il momento probabilmente più profondo e toccante di questa prima parte della nostra esperienza. La visita di Padre Daniele, proveniente da Molocue, ha fornito l’occasione ideale per riunirci intorno ad un tavolo e condividere tra di noi i pensieri, le emozioni e le impressioni che ci hanno accompagnato finora. Da questo incontro sono scaturite una serie di osservazioni che hanno toccato praticamente ogni aspetto di ciò che abbiamo vissuto e provato fino a questo istante: dalla condivisione di questo viaggio tra noi volontari al rapporto sviluppato con la gente di Gurúè, dal carattere spirituale della missione fino alle nostre aspettative per i rimanenti giorni qui in Mozambico. L’incontro ha avuto il merito di rendere il gruppo ancora più coeso e pronto per affrontare al meglio il tempo che ancora c’è da trascorrere insieme.

Ogni singolo momento che abbiamo finora vissuto è rimasto impresso nelle nostre menti e, sicuramente, anche nei nostri cuori.


Molocue

I ragazzi e le ragazze di Alto Molòcuè (Francesca, Margherita, Matteo, Celina, Juan, Beatriz, Hannah)

L’avventura è iniziata quando il gruppo di noi ragazzi italiani (Claudia, Francesca, Margherita, Matteo e Mattia) è partito da Venezia. Dopo aver fatto il primo scalo a Francoforte, ci siamo incontrati con il gruppo degli spagnoli (Antonio e Juan) e delle tedesche (Beatriz, Hannah, Clara ed Elisa) a Johannesburg, in Sud Africa. Da qui, tutti insieme, abbiamo preso un piccolo aereo che ci ha portati fino alla città di Nampula. Appena atterrati in Mozambico, abbiamo scoperto che ad alcuni di noi non erano arrivati i bagagli, ma nonostante questo siamo tutti entusiasti di essere giunti qui. Fuori dall’aeroporto siamo stati accolti da padre Daniele e dopo una breve tappa nella casa cittadina dei padri dehoniani siamo partiti alla volta di Gurué. È stato un viaggio lungo, durato circa 4 ore, grazie al quale abbiamo capito la realtà delle strade mozambicane che ci hanno fatto saltare per quasi tutto il tragitto.

I primi due giorni “africani” sono stati dedicati all’inculturazione di noi volontari da parte di padre Elia Ciscato che è in missione qui in Mozambico dal 1967. Essendo un antropologo ci ha dato l’opportunità di apprendere tantissimi ed interessantissimi aspetti della cultura, della flora e della storia locale. Con lui, oltre alle tradizionali lezioni in classe, abbiamo esplorato la cittadina di Gurué e altre località limitrofe. Per esempio siamo saliti tutti a bordo di un pick-up e abbiamo attraversato le piantagioni di thè tipiche della zona fino a giungere in cima ad una montagna da cui abbiamo potuto osservare tutto il magnifico panorama dell’intera regione. Il giorno seguente ci siamo diretti a visitare la prima missione “Invinha” costruita in questa località ed inoltre abbiamo avuto la possibilità di poter vedere la vita nelle abitazioni locali, e gli strumenti tradizionali come quelli utilizzati per la macinatura della mandioka e del miglio. Dopo queste prime avventure esplorative il 2 agosto il gruppo di noi volontari si è diviso a metà: alcuni sono rimasti nel centro polifunzionale di Gurue mentre noi, ci siamo diretti verso la città di Alto Molòcuè. Appena arrivati a destinazione, siamo stati subito accolti molto animatamente e con tantissimi sorrisi dai bambini del “Centro Juvenil Padre Dehon” con cui abbiamo iniziato fin da subito a giocare. Qui abbiamo conosciuto i padri Carlito, Basilio e il novizio Antonio che ci hanno fatto sentire fin da subito come se fossimo a casa. Sentite le nostre richieste di poter conoscere la realtà locale padre Carlito ci ha portato a fare un giro per tutta la cittadina, di cui abbiamo potuto vedere l’intero ospedale e il mercato. Al mercato ci siamo fatti prendere subito dagli acquisti ed infatti abbiamo comprato le stoffe locali (capulane) con cui ci hanno realizzato dei vestiti tradizionali. La prima domenica mozambicana è stata un vero tour the force: due messe una in portoghese ed una in lingua locale (“l’omoe” appartenente alla famiglia delle lingue bantu), ma siamo stati ricompensati dal fatto di aver potuto partecipare ad un matrimonio in una piccola chiesetta alle porte di Alto Molòcuè (a causa di un equivoco all’inizio eravamo un po’ tutti spaesati: infatti gli sposi erano seriosi e stavano chini a guardarsi i piedi, ma in realtà qui è tradizione che ciò avvenga). Dal secondo giorno abbiamo iniziato anche a partecipare alla vita dentro la missione: partecipando insieme ai padri ai riti quotidiani dell’adorazione eucaristica, delle lodi, della messa e dei vespri.

Tirando le somme del discorso: possiamo dire che ci sta motivando e piacendo molto il fatto che stiamo vedendo e conoscendo la realtà dei posti in cui siamo ospitati e non solo la vita dentro le missioni che è comunque molto interessante da poter scoprire. Nonostante possano mancarci alcuni piccoli comfort a cui siamo abituati (ma di cui, in realtà, non ne sentiamo minimamente la mancanza) siamo ricompensati dal fatto che stiamo vedendo dei posti bellissimi (qui i colori della natura sono vivissimi e hanno colpito gli occhi di tutti noi), ma soprattutto conoscendo tante realtà e persone.

La prima settimana di acclimatamento è andata, e si è svolta tutto sommato tranquillamente, adesso inizia la settimana di lavoro con i bambini del centro ed inizieremo a fare e a lavorare sul serio…

2.

Da questa settimana è iniziato ufficialmente il lavoro con i bambini dell’Escolinha: la mattina siamo impegnati nelle classi, dall’asilo alla seconda elementare, con attività differenti che vanno dall’insegnamento della lingua inglese, al ripasso di matematica e al disegno artistico.

Il concetto di scuola è abbastanza differente da quello europeo a cui noi siamo abituati, le attività a noi così famigliari effettuate nell’arco della nostra infanzia, non hanno successo perché richiedono molta concentrazione e troppo tempo seduti. Un aspetto che ci ha colpiti molto è il fatto che loro per contare e risolvere elementari operazioni matematiche non utilizzano le mani, ma utilizzano dei paletti di legno. Sicuramente sarebbe molto strano fare la stessa cosa da noi.

Inizialmente la cosa ci aveva messi in crisi, pensavamo di non essere adatti a questo compito e di non riuscire a gestire i ragazzi con le nostre forze, invece necessitavamo semplicemente di conoscere più direttamente la loro cultura e le loro abitudini. Ciò è stato possibile grazie al tempo trascorso a giocare e a chiacchierare con i ragazzi nel pomeriggio, provenienti da tutto il circondario (il bario), dai quali abbiamo imparato in primis qualche parola in più in portoghese e un po’ di lomoe, le canzoni e i giochi. Inoltre, in questi giorni, è arrivata dalla Germania, Celina, che era già stata in Mozambico due anni addietro, proprio qui ad Alto Molocue e sfruttando la sua esperienza pregressa è stato possibile iniziare ad interagire al meglio con i “piccoletti” locali.

Una sera abbiamo incontrato un gruppo di giovani, nostri coetanei, con i quali ci siamo confrontati su diverse tematiche (sogni, preconcetti sul diverso, stili di vita…), andando a ricercare le nostre diversità, ma soprattutto a sottolineare i punti di convergenza. Nonostante la situazione locale, tutti loro hanno, come noi, grandi aspirazioni per il futuro e questa è una cosa che è piaciuta molto a tutti noi. Per concludere in bellezza la serata siamo andati tutti insieme a ballare in una sorta di discoteca.

Tutto questo ci è stato molto utile, poiché confrontandoci con i giovani locali ci è venuto subito in mente che i bambini scalmanati con cui ogni giorno abbiamo a che fare al Centro Juvenil, continuando a studiare, potrebbero diventare a loro volta persone di spessore, ricche di curiosità e determinazione nel raggiungere i propri obbiettivi.

Essendo anche la notte di san Lorenzo, e dunque delle stelle cadenti e dei desideri abbiamo dedicato del tempo a guardare le stelle dell’emisfero australe e ad ammirare il cielo limpido senza la presenza di smog, rumori luminosi ed acustici come capita a casa nostra.                                                         

Nel fine settimana insieme ai padri Basilio e Carlito siamo andati in visita a diverse Comunidades locali: comunità cristiane situate in posti sperduti della regione, nelle quali i padri missionari si recano periodicamente per poter celebrare insieme la messa (solitamente cerimonie importanti quali battesimi, comunioni, matrimoni, ricorrenze…). Qui l’accoglienza è stata delle migliori poiché l’ospite è sempre il benvenuto e viene accolto con il massimo rispetto tanto che le famiglie molto spesso rinunciano al cibo del giorno per offrirlo ai nuovi arrivati.                                       

Appena scesi dalla gip ci hanno accolti calorosamente e ci hanno fatto subito accomodare sulle loro sedie migliori per aspettare l’inizio della celebrazione eucaristica. Vivere una messa con loro è sicuramente un’esperienza molto particolare: noi abituati alle messe europee, per certi versi fredde e “noiose”, qui siamo stati travolti da una cascata di colori, danze e suoni. L’atmosfera così viva e solare è ciò che ci ha colpito di più perché non siamo abituati ad una tale allegria contagiosa, che abbiamo sperimentato non solo nelle varie comunità ma soprattutto quotidianamente con le persone che ci circondano, sempre pronte a salutarci e a chiederci come stiamo nonostante non ci conoscano.

Abbiamo incontrato volti sorridenti e solari in ogni occasione anche su persone stanno affrontando difficoltà che noi non riusciamo nemmeno ad immaginare.

Sarebbe bello, una volta tornati a casa, mantenere a nostra volta questo tipo di atteggiamento cordiale ed affettuoso, interessato nei confronti dell’altro, in modo tale da non dimenticare ciò che per noi è stato importante in questo mese.

Un’altra avventura che porteremo nel cuore è stata la “gita” al mercato, in compagnia di alcuni bambini del centro giovanile e non solo che ci hanno indicato la strada e guidati tra il labirinto di bancarelle. Si sono resi disponibili sin da subito nell’accompagnarci con molto affetto, spontaneamente, senza la voglia di ricevere qualcosa, ma soltanto per stare insieme e vivere del tempo con gioia. Noi per ricompensarli della generosità abbiamo offerto loro dell’acqua e del pane. Da quella giornata tutti ne siamo usciti felici perché abbiamo ricevuto l’affetto delle persone cosa che, in Europa, ormai capita poco spesso e loro hanno ottenuto una ricompensa materiale, sicuramente molto gradita.

In conclusione anche di questa settimana avremo un bellissimo ricordo, ricco di sorrisi affetto e poche cose materiali: è ciò che ci serve per abbandonare gli schemi occidentali che ci opprimono di cose superficiali.

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