Nato a URGNANO (BG) il 28 ottobre 1936
Prima professione il 29 settembre 1955
Professione perpetua il 29 settembre 1958
Ordinazione sacerdotale il 25 giugno 1965
Attualmente risiedeva presso la Comunità di Albino (BG)
Padre Pietro Natali nacque a Urgnano (BG) il 28 ottobre 1936. Fu battezzato due giorni dopo, il 30 ottobre 1936 e ricevette la Cresima il 16 luglio 1944, presso la Parrocchia dei Santi Nazario e Celso, a Urgnano. Fu ricevuto postulante ad Albino il 28 giugno 1954 e novizio ad Albisola il 28 settembre 1954. Dopo un anno, emise la Prima Professione ad Albisola il 29 settembre 1955, seguita dai rinnovi annuali a Monza (1956 e 1957). La sua Professione Perpetua avvenne a Monza il 29 settembre 1958.
Dopo la licenza media, frequentò il Ginnasio ad Albino tra il 1947 e il 1954. Successivamente passò a Monza per il Liceo e Filosofia (dal 1955 al 1959). Studiò teologia a Bologna (dal 1961 al 1965). Durante il periodo formativo, ricoprì anche ruoli di prefetto ad Albisola (1959-1960) e ad Albino (1960-1961).
Il cammino verso il sacerdozio lo vide ricevere la Prima Tonsura nel dicembre 1961, gli ordini minori (Ostiariato, Lettorato, Esorcistato, Accolitato) tra il 1962 e il 1963, il Suddiaconato nel giugno 1964 e il Diaconato nel dicembre 1964. Fu consacrato sacerdote il 25 giugno 1965 nella chiesa del Suffragio, per mano del Cardinale Giacomo Lercaro. L’ordinazione avvenne insieme ad altri 22 confratelli.
Iniziò ad Albino (1965-1966) con un anno di pastorale, poi fu educatore a Bologna – Villaggio del Fanciullo. (1966-1967). Continuò il suo ruolo di educatore nel collegio di Palazzolo sull’Oglio per un lungo periodo, dal 1967 al 1973. Successivamente, si dedicò al ministero di parroco a Foligno presso la Parrocchia S. Cuore dal 1973 fino al 1975. Tra il 1975 e il 1985 fu parroco a Roma-Quarticciolo, presso la Parrocchia dell’Ascensione. Questi anni furono segnati da “varie esperienze difficili”, tra cui l’assistenza a un gruppo di drogati. Un momento significativo di questo periodo fu l’incontro di questo gruppo con il Papa Giovanni Paolo II, durante una visita parrocchiale, dove ebbero l’opportunità di parlare personalmente con lui. Per cinque anni padre Natali fu anche membro del Consiglio Presbiterale di Roma. Dal 1985 al 1991, fu parroco a Mercatale di Vernio-Prato, presso la parrocchia S. Antonio.
È degno di nota che in tutte le parrocchie in cui ha operato ha avviato il cammino Neocatecumenale.
A partire dal 1991, padre Natali fu mandato come missionario in Germania, inizialmente a Lipstadt, dove, nel 1999, assunse l’ufficio di superiore della comunità territoriale, posizione che è stata confermata nel 2017. Dal 2009, la sua attività missionaria si estese anche a Paderborn. Dall’ottobre 2019 si trovava presso la comunità di Albino (BG). Durante l’estate aveva festeggiato con i parenti, confratelli e amici il suo sessantesimo di sacerdozio (cf. CUI 578_sett_2025).
Esequie di p. Pierino Natali
Rm 5, 5-11 – Sal 142 – Lc 12, 35-40
Cari famigliari di p. Pierino, cari confratelli, cari fratelli e sorelle,
mentre facciamo memoria del Signore risorto, dopo aver ascoltato la Sua parola di salvezza, vogliamo anzitutto lasciare la parola a p. Pierino.
Nel marzo 2009, durante un corso di esercizi spirituali, redigeva il suo testamento. Accanto a poche disposizioni pratiche, scriveva così:
Grazie, Signore Gesù. In possesso delle mie complete facoltà accetto con fede la mia morte, sapendo di aver dato fiducia a Colui che mi ama e sa mantenere le sue promesse, Cristo Gesù, morto e risorto per la salvezza di tutti.
Ringrazio il Cuore di Gesù che mi ha chiamato ad essere suo discepolo e Sacerdote nella Congregazione dei Sacerdoti del S. Cuore. Ho esercitato il mio servizio là dove i superiori mi hanno chiesto e mandato.
Ringrazio della fiducia e chiedo scusa delle mancanze.
La misericordia del Signore ha visto la mia buona volontà, e ne sono riconoscente. Non mi aspettavo questi incarichi di responsabilità. Chissà quanti limiti.
A tutti dico “Ciao e arrivederci in Cristo Gesù, morto e risorto”.
Al mio funerale fate una festa di intercessione e di ringraziamento.
Vogliamo prendere sul serio queste sue parole, facendo una festa di intercessione e di ringraziamento.
Di intercessione, anzitutto, perché il Signore accolga padre Pierino nella sua dimora di luce e di pace.
Nella prima lettura, San Paolo ci ha ricordato l’amore smisurato di Dio che si realizza nel dono del Figlio: «Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8). Cristo non è morto per i “giusti”, per i “perfetti”. È morto per tutti noi, che siamo fragili, deboli, peccatori. Ci ha mostrato che non attende la nostra perfezione morale per amarci, ma che il suo amore è gratuito, incondizionato. È qui la sorgente della speranza: se Dio ci ha amati così, l’amore che ha per noi non viene meno né quando ci allontaniamo da lui, né quando la morte pone fine alla nostra esistenza. «La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).
Da qui nasce la certezza della nostra intercessione. La morte non è una rottura definitiva, ma il passaggio finale di una riconciliazione iniziata col Battesimo. Oggi affidiamo p. Pierino a Colui che lo ha amato “mentre era ancora debole”, affinché ora lo renda forte nella vita eterna.
Festa di intercessione, ma anche di ringraziamento.
“Grazie” era una parola cara a p. Pierino. In occasione dei suoi 72 anni aveva scritto un testo in cui ripeteva continuamente la parola grazie, per esprimere la sua gratitudine a quanti avevano camminato con lui nella vita: dai suoi genitori e fratelli, ai confratelli, alle tantissime persone incontrate nel corso del suo ministero sacerdotale…
Tutta la sua vita, potremmo dire, è stata un rendimento di grazie. E noi oggi vogliamo dire grazie a lui per il dono della sua vita. Dopo essere entrato nella Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, fondata da p. Dehon, ed essere stato ordinato sacerdote nel 1965, ha svolto i primi anni di ministero come educatore (al Villaggio del fanciullo di Bologna e a Palazzolo sull’Olio). In seguito, è stato parroco: per qualche anno a Foligno, poi per dieci anni al Quarticciolo di Roma (ricordava spesso la visita di Giovanni Paolo II, con l’incontro con un gruppo di tossicodipendenti da lui seguiti), poi a Mercatale di Vernio, in provincia di Prato. In tutte le parrocchie ha iniziato il cammino neocatecumenale, a cui si è sempre sentito legato. All’inizio degli anni ‘90 è partito per la Germania, dove è stato “missionario”, come si chiama in quelle zone il sacerdote incaricato della cura pastorale degli italiani lì emigrati. Nel 2019 è rientrato in Italia, nella comunità dehoniana di Albino, dove è rimasto fino alla morte.
Nel vangelo che abbiamo ascoltato oggi, Gesù usa l’immagine del padrone che torna dalle nozze e bussa perché i servi gli aprano la porta. Morire, per il cristiano, è rispondere a una chiamata personale. Non è cadere nel nulla, ma andare ad aprire la porta a un volto conosciuto e amato. Il Signore Gesù ha bussato alla porta di p. Pierino per poter entrare e fare festa con lui. «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20).
Possiamo immaginare che p. Pierino abbia accolto il Signore con quel suo tipico sorriso raggiante che lo ha accompagnato sempre, pure nel periodo dell’ultima malattia. Anche nel ricevere il sacramento dell’unzione degli infermi, quando sono stato a trovarlo in ospedale a settembre, ha sorriso e ha detto di essere pronto a incontrare il Signore, nel Paradiso.
Per tale motivo, oggi celebriamo una festa di intercessione e di ringraziamento. L’eucaristia è in fondo proprio questo: rendere grazie, con tutta la nostra vita, a Colui che si è donato interamente a noi, con amore infinito e gratuito. Amen.
p. Stefano Zamboni
Superiore provinciale ITS
A 72 anni canto il mio GRAZIE al Signore
Grazie, Signore, per la mia nascita: 28 ottobre 1936!
Grazie, per papà Ercole e Mamma Francesca
Grazie, per i miei fratelli: Gianni, Stefanina, Giorgio, Elisa, Luigi e Palmino
Grazie, per aver passato la mia infanzia alla Cascina Longo dove ho visto lavorare, soffrire la mancanza di tante cose, e si era contenti.
Grazie, per gli anni passati in seminario (Albino – Albissola – Monza – Studentato) e per avermi dato tanti amici, coi quali ho giocato, studiato, e ho imparato a stare insieme per Amore del Cuore di Gesù, che è Amore e Perdono.
Grazie, per i Sacerdoti del S. Cuore e per i Parroci delle belle Parrocchie bergamasche, specialmente di Urgnano e Cologno al Serio
Grazie, della Chiamata alla vita religiosa e al grande dono del Sacerdozio. Ho pianto molto durante l’Ordinazione Sacerdotale: ” mi sono alzato Sacerdote, per offrire il Sacrificio di Cristo per la Salvezza di tutti!”
Grazie, ancora oggi, sento che è meraviglioso celebrare l’Eucarestia, anche se – durante la settimana – celebro con pochissime persone o anche da solo! Sono unito a tutti gli uomini e donne del mondo, che hanno bisogno di salvezza, al Coro degli Angeli e dei Santi, numero sempre immenso ed è una gioia unica e sempre nuova! Anche Gesù sul Calvario era solo…ha salvato e salva il mondo.
Grazie, per il mio servizio sacerdotale sempre in mezzo ai poveri e pieni di problemi. Prima al Collegio Galignani di Palazzolo. Ragazzi poveri di tutto, ma con la voglia di diventare uomini. Anni di gioia e di fatica. Qualche volta sono stato duro, ma mi sono donato totalmente e con entusiasmo!
Grazie, per essere diventato Parroco a Foligno, Roma e Mercatale di Vernio. Finalmente potevo annunciare l’Amore di Gesù! Battezzare, preparare ai Sacramenti dell’Iniziazione, accompagnare al Matrimonio, seguire gli ammalati e soprattutto stare con la gente del popolo! Sono sempre stato con gli ultimi, i poveri e gli umili. Non ho mai fatto amicizia coi potenti e i ricchi, non so nemmeno io il perché. Forse perché anch’ io mi sono sempre sentito povero di cuore, d’intelligenza e di mezzi. Ma con i poveri mi sono sempre sentito bene.
Grazie, Signore, del mio servizio Sacerdotale a Roma, come parroco. Quante iniziative e come mi sono sentito amato dalla gente. Avevo perfino paura. Quanto entusiasmo e sofferenza. Quanta gioia e fatica per la bella visita del Papa Giovanni Paolo II alla Parrocchia dell’Ascensione, e l’incontro personale del Papa con il gruppo dei fratelli e sorelle drogati (incontro solo: Papa e drogati). Quanti incontri con la gente piena di problemi nel mio girare il quartiere di notte.
Quante esperienze anche pericolose per me. Ma il Signore mi ha sempre protetto.
Grazie, per il Cammino Neocatecumenale. Ho sofferto la mia parte, ma ho capito che dentro c’è qualcosa che cambia la vita, ti fa crescere nella fede e ti aiuta a vivere con i fratelli nella comunità.
Grazie, per l’entusiasmo dei Pellegrinaggi: Lourdes, Roma, S. Rita da Cascia, Loreto, p. Pio, Fatima e Terra Santa.
Grazie Signore, per il periodo di Mercatale di Vernio. Ho imparato molto da S. Antonio Maria Pucci (nato nella Parrocchia e parroco a Viareggio) e da lui ho avuto aiuto, esempio e convinzione per continuare a vivere tra la gente…proprio come faceva lui. Certo si diventa anche preti di strada, che camminano con la propria gente.
Grazie Signore per i Superiori e Vescovi, che mi hanno sempre aiutato, capito e incoraggiato nell’Apostolato.
Grazie per il mondo dell’Emigrazione. Il Signore mi ha fatto toccare con mano la fragilità, la debolezza e l’instabilità delle persone e delle famiglie. Con tutte le conseguenze sui figli.
Grazie Signore, per la mia presenza di Sacerdote in mezzo ai fratelli e sorelle emigrati. Sento di aver realizzato poco, ma comprendo quanto è importante la presenza di un sacerdote in mezzo a loro. Essere punto di riferimento sicuro, che orienta sempre a Gesù, l’unico Salvatore del mondo. La gente non comprende, non viene a Messa, non fa Gruppo per la Parola, non comprende l’importanza di pregare, non segue, ma si sforza di tenere la famiglia, il lavoro, i figli, vuole riposare e divertirsi e non ha tempo per la Comunità, ma…cosa strana…ha stima, guarda e ammira il loro prete.
Non lo capiscono, ma sanno che è importante per loro. La sua presenza è sicurezza e speranza per la loro vita.
La presenza del prete rende presente – non saprei come spiegare – la Presenza di Dio, di Gesù, che ama e merita speranza anche nelle tragedie umane di qualsiasi tipo. Ecco perché il Sacerdote sta sempre in mezzo alla sua gente e non si stanca di seguirli e accompagnarli in tutte le situazioni della vita.
Grazie dei miei 72 anni spesi così. Tu, Signore, mi leggi nel cuore.
Grazie anche delle lacrime. Ti chiedo solo di aver misericordia di me e di poterti seguire nelle gioie e nel dolore.
Ti chiedo un favore: fa che in questo periodo di tempo, che mi separa da te, i fratelli e sorelle, che mi incontrano, possano vedermi come sacerdote, che rivela la tua Paternità, la tua pazienza, e la tua amicizia, sempre e con tutti.
Grazie, Signore, per avermi dato la Madonna, come Madre. Con me è sempre stata materna.
Grazie, Gesù. Ti contemplo sulla croce e ti chiedo perdono dei miei peccati e delle mie mancanze di attenzione ai fratelli e sorelle.
Grazie anche del periodo difficile degli “scrupoli”.
Mi hai condotto per mano verso la fiducia in te. Grazie.
Natali p. Pierino scj.
28 ottobre 2008 – notte


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