P. Agostino Inversini

Il giorno 24 settembre 2025
è tornato alla Casa del Padre

Nato a MAZZUNNO (BS) il 25 aprile 1941
prima professione il 29 settembre 1960
professione perpetua il 29 settembre 1965
ordinazione sacerdotale il 21 dicembre 1968.
Attualmente risiedeva presso la Comunità di Boccadirio (BO).

Omelia alle esequie di p. Agostino Inversini

27.09.2025 – Parrocchia di S. Giacomo, Mazzunno (BS)
Is 25, 6a.7-9; Salmo 22 (23); Gv 12, 23-28

Le parole del profeta Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura ci aprono un orizzonte di speranza e di consolazione. Dio, nell’ultimo giorno, preparerà per ciascuno di noi un banchetto nel quale la morte che ci strappa all’esistenza verrà ingoiata e Lui stesso passerà a tergere le lacrime che rigano i nostri occhi (cf. Is 25,8). Egli preparerà un banchetto di festa, del quale l’eucarestia che stiamo celebrando è segno e pregustazione. Ogni volta che noi spezziamo il pane eucaristico, infatti, entriamo in comunione con il Signore risorto e con quanti gli fanno corona, cioè coloro che da questo mondo sono stati introdotti nella sua dimora di luce e di pace.

È alla luce di queste parole che oggi celebriamo le esequie di p. Agostino Inversini. Tante volte ha celebrato l’eucaristia per i fratelli e le sorelle annunciando nel gesto sacramentale il Regno che viene e professando la fede della Chiesa nella vita nuova ed eterna. Ai familiari, e in particolare alla sorella e a p. Franco, va la nostra vicinanza in questo momento di dolore e di prova, insieme alla gratitudine che noi, Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, esprimiamo per aver avuto p. Agostino come confratello.

Nel nostro Istituto religioso fondato da padre Dehon, p. Agostino si è speso nelle diverse comunità in cui è stato di volta in volta inviato: Palazzolo, Roma, Albisola, Genova e negli ultimi anni Boccadirio, dove ha concluso il suo cammino terreno. Ovunque è stato ha lasciato la testimonianza di una presenza discreta, sempre attenta e accogliente, capace di ironia e di equilibrio. Penso abbia trascorso gli anni più ricchi e fecondi del suo ministero sacerdotale nella parrocchia di Cristo Re a Roma dove è stato dal 1977 al 2002. Da lì ho ricevuto tante testimonianze di persone che lo hanno conosciuto e apprezzato: i giovani, le catechiste, e tutte le persone che in lui hanno trovato un confidente, un amico, una guida spirituale. L’ho incontrato diverse volte nella sua ultima comunità di Boccadirio: era una presenza serena, umile, che non disdegnava di preparare la cena per i confratelli, tutto contento quando un suo piatto era apprezzato. Ogni volta che si congedava da me mi ripeteva più volte “grazie”, insieme a un grande sorriso… Ora sono io a dirgli grazie per il suo sì alla vita religiosa e per il suo ministero presbiterale.

Nel testo evangelico scelto per questa celebrazione troviamo alcune affermazioni di Gesù che possono illuminare il senso della vita di p. Agostino, della sua morte e della celebrazione che stiamo ora vivendo. Gesù è oramai giunto alla sua “ora”, vale a dire al tempo in cui concluderà la sua esistenza con la morte di croce. Si tratta di un’ora di turbamento, senza dubbio. Ma è anche, e soprattutto, un’ora in cui si compie il mistero dell’esistenza di Gesù, il senso della sua missione: “proprio per questo sono giunto a quest’ora!” (Gv 12,27). E così, la prospettiva di quell’ora consente a Gesù di interpretare la sua stessa morte.

Lo fa paragonandosi al chicco di grano che, se cade in terra e non muore, rimane solo, mentre invece se muore produce molto frutto (Gv 12,24). La sua morte non è la parola definitiva e disperata, il triste epilogo di una illusione. È una morte feconda, che porta frutto, e si apre alla luce di una vita nuova. In Cristo, anche noi siamo resi partecipi dello stesso mistero; sappiamo che la morte ci introduce, per grazia, a una vita più vera, più alta.

Ma l’immagine del chicco di grano che deve morire non riguarda solamente il momento conclusivo della nostra esistenza. Riguarda lo stile del nostro vivere. Infatti, se noi non moriamo ogni giorno al nostro egoismo, se non ci doniamo all’altro in spirito di servizio, inevitabilmente rimaniamo soli e non portiamo frutto. Ecco perché Gesù dice che se uno lo vuole servire lo deve seguire, deve comportarsi come lui si è comportato, facendo della propria vita un dono per gli altri. Se questo accade, Gesù ci assicura che colui che lo segue sarà dove è lui, il discepolo sarà dove è il suo maestro: “Dove sono io, la sarà anche il mio servitore” (Gv 12,26). È la stessa promessa fatta al buon ladrone sulla croce: “Oggi con me sarai nel paradiso” (Lc 23,43).

È quanto noi oggi chiediamo per p. Agostino. Signore Gesù, lui si è messo alla tua sequela e ha inteso fare della propria vita un servizio d’amore: ora ti chiediamo che dove sei tu, nella gioia senza fine del tuo Regno, sia anche il tuo servitore Agostino. Amen.

p. Stefano Zamboni
Superiore Provinciale ITS

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