Ultimo incontro del secondo ciclo di «Un libro al Villaggio» che complessivamente ha spaziato dal Concilio al Sinodo per i profili della comunione, della partecipazione e della missione.
L’argomento scelto per l’ultimo appuntamento ha attinto dall’esperienza di una fresca amministrazione comunale, che attraverso un percorso interessante e coinvolgente ha vinto le elezioni a Castelmaggiore, con la lista civica «Cose nuove per Castelmaggiore», composta di giovani con età media di 27 anni.
I due relatori, Fabrizio Passarini, presidente dell’associazione «Cose nuove», e Luca Vignoli, neosindaco, hanno fatto riferimento al libro di Bruno Bignami, Dare un’anima alla politica, della San Paolo, trovandovi motivi di consonanza molto forti.
La definizione di politica come organizzazione della speranza, cara a Tina Anselmi, ha caratterizzato la motivazione e l’esperienza di questo gruppo di giovani, che da anni condividono l’appartenenza all’associazione, accompagnando nella riflessione e nel coinvolgimento personale le vicende della comunità vicina e lontana, a partire dalla convinzione che ciò che aggrega e sollecita a un impegno pubblico per «sortirne insieme» sono proprio le ragioni di vita e di speranza trasmesse e sperimentate, oltre ogni disperazione o avvilimento.
Proprio questo tratto ha convinto molti altri giovani ad avvicinarsi alla politica, a dare la propria disponibilità, a diventare protagonisti, a sperimentare modalità inedite di approccio ai problemi di tutti, a capire e spiegare progetti per il bene comune, a superare timidezze e paure nei confronti anche di «professionisti della politica» che in genere faticano a lasciare posti e spazi.
In una tappa della loro simpatica e intensa campagna elettorale sentii io stessa dire dal candidato sindaco che avrebbe avuto piacere che i cittadini non li votassero perché erano giovani, ma nemmeno che evitassero di prenderli in considerazione perché erano giovani. Molti adulti li hanno sostenuti, anche decidendo di rendere più leggera la loro presenza ingombrante e facendo un passo indietro nell’impegno diretto.
Su cosa si fondano l’impegno e la responsabilità, ora rese formali dalle elezioni vinte?
Rifacendosi a una convinzione profonda di don Primo Mazzolari, secondo cui «dietro ad un bilancio comunale ci vuole una visione dell’uomo», i relatori ci hanno raccontato la loro scelta di mettere le persone al centro, curando massimamente le relazioni con gli altri, provando a far lievitare la vita sociale attraverso connessioni che non escludano nessuno e provochino la partecipazione di tutti.
Ogni problema da affrontare e da risolvere può essere sempre un’occasione per stare insieme e fare esperienza di fraternità. A fronte di una politica che fa dello scontro e della durezza la cifra della sua giustificazione e della sua autorità, in particolare i giovani mostrano una chiara domanda e anche la capacità di una politica che si fa amore vicino in un’attenzione costante a ciò che genera comunicazione con l’altro.
Eccezione? Esperienza isolata quella di Castelmaggiore? No, una reale possibilità da ampliare, che potrebbe prevedere anche la trasformazione in partito, senza tradire nulla del profilo originario.
Beatrice Draghetti
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